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  • Gestione dei castagneti da frutto

    Nella cultura e nella tradizione del nostro territorio, la castanicoltura da frutto riveste un ruolo molto importante per le zone di montagna, non solo per le potenzialità produttive ma anche per le molteplici funzioni che svolge nei confronti dell’ecosistema pedemontano. Vale la pena riaffermare, in questo contesto, che la castanicoltura non assolve solo funzioni produttive ma garantisce la salvaguardia dell’integrità ecologica e paesaggistica, la difesa del suolo, la conservazione delle acque e del patrimonio forestale, la valorizzazione dell’ambiente montano, consentendo la fruizione del territorio a fini turistici e ricreativi. 
    il castagneto è un ecosistema forestale


    Come regola fondamentale per la gestione bisogna ricordarsi che il castagneto, come ecosistema forestale, va aiutato a ritrovare il suo equilibrio naturale. Inoltre, con la diffusione del cinipede del castagno, o vespa cinese, sono diventati necessari alcuni interventi per creare dei nuovi equilibri anche nei confronti di questo recente parassita.
    Occorre infatti accettare che la vespa cinese, così come il mal d'inchiostro e il cancro della corteccia, è diventata parte dell'ecosistema del castagneto.
    Ciò significa che perfino semplici gesti come la rimozione o lo smaltimento degli avanzi di potatura andranno fatti in base alle esigenze della lotta al parassita nuovo. Le indicazioni qui riportate hanno lo scopo di favorire la diffusione del Torymus sinensis, insetto antagonista della vespa cinese. Queste indicazioni sono quelle attualmente accettate, ma non sono da considerarsi definitive, in quanto le sperimentazioni sono tuttora in corso.

    Pratiche colturali  per favorire la diffusione del Torymus sinensis

    • non effettuare trattamenti chimici nei castagneti;
    •  durante l’inverno si potranno effettuare lavori di potatura rimuovendo solo il legname e lasciando sul posto tutto cio’ che ha galle (secche);
    •  non bruciare o distruggere assolutamente materiale vegetale negli impianti dove sono stati effettuati i lanci dell’insetto utile Torymus sinensis, per almeno due/tre anni in quanto tale pratica può compromettere l’insediamento dell’insetto utile sinensis oltre ad asportare una fonte di sostanza organica necessaria per lo sviluppo e vitalità della pianta;
    •  non distruggere il fogliame a terra ed i residui di potatura prima della fine di maggio (del secondo anno dalla loro caduta) in quanto si asporterebbero anche le uova e lelarve dell’insetto utile utilizzato nella lotta biologica; infatti il sinensis, e altri parassitoidi autoctoni, svernano nelle galle dove hanno ucciso le larve del cinipide e ne escono da adulte sfarfallando durante la primavera successiva;
    In generale l’obiettivo è quello di preservare tutte le galle, tenendo conto del fatto che parte dei Torymus sfarfallerà dalle galle secche dopo due anni.

    Potatura

    Prima di pensare ai tagli veri e propri si dovrà prevedere la forma di allevamento per i giovani alberi. In realtà la scelta è quasi sempre mirata alla forma libera (vaso libero) o naturale poiché sarebbe oltretutto anche dispendioso in termini di intervento scegliere una forma diversa.
    Nei primi anni quindi ci si concentrerà sulla formazione di una buona struttura di base dotando se necessario le piante di un sostegno in modo da aiutarne la crescita verticale. Successivamente e man mano che la pianta cresce si imposterà la chioma con il taglio di succhioni o di rami troppo fitti.
    I succhioni sono rami senza frutti che crescono dritti in verticale, snelli, con corteccia più liscia e chiara delle branche fruttifere. Sono originati da una gemma latente, ovvero da una gemma rimasta in dormienza per un numero indefinito di stagioni. Per questa caratteristica, i succhioni emergono dal fusto o da rami legnosi di più anni di età, generalmente alla loro base. Solitamente vigoroso ed a marcato sviluppo verticale, per la sua competizione nei confronti di altri germogli tende a prendere il sopravvento. La loro attività è prettamente vegetativa e non contribuisce alla produzione dei frutti, anzi si crea uno squilibrio fra attività vegetativa e attività riproduttiva a scapito di quest'ultima. L'emissione di succhioni si verifica in modo intenso quando la chioma subisce una drastica e improvvisa decurtazione a causa di rotture, incendi, interventi cesori.

    polloni che partono dalla base di un ramo rotto

    Durante la potatura si elimineranno quindi i rami rotti dalla neve o dal vento e i rami secchi (per esempio essiccati a causa del cancro corticale). In corrispondenza dei rami rotti o seccati solitamente partono più succhioni dalla pianta.  Per limitare la tendenza ad emettere succhioni di sostituzione o rami secondari, il succhione va rimosso completamente strappandolo dalla base invece di un taglio con le forbici; questa operazione si può solo eseguire solo subito dopo l'emissione del succhione, quando i suoi tessuti non sono ancora lignificati. Con la potatura invernale, invece, si deve tagliare il succhione alla base, riservandosi di intervenire successivamente sui succhioni di sostituzione nella potatura verde. Si potrà comunque scegliere uno dei succhioni da mantenere per sostiture la porzione di chioma mancante. Le azioni possibili sul succhione prescelto sono il taglio lungo, con una spuntatura di raccorciamento, che ha l'effetto di regolazione della competizione nell'ambito del succhione; e l'inclinazione o la curvatura del succhione, che riducono nel complesso la vigoria del succhione, rendendolo meno competitivo nei confronti delle branche sottostanti.

                                                                                                                                                                                          

    Una nota importante riguarda la produzione dei frutti di castagno. Essi vengono prodotti principalmente all’esterno della chioma, questo è un altro importante motivo per cui lo sviluppo della pianta deve essere lasciato libero. Infatti l’illuminazione della chioma è il primo obiettivo da perseguire con i tagli. Ciò vuol dire selezionare i rami che si ombreggiano vicendevolmente e liberare la chioma dalla concorrenza esterna per quanto possibile. Spesso nei castagneti ormai troppo densi ciò vorrebbe dire anche fare una selezione delle piante innestate. In alcuni casi piante molte vicine hanno ormai formato chiome concresciute e vanno gestite come un unicum lavorando sui rami esterni.
    La potatura ha inoltre l’effetto di ringiovanire la chioma attraverso il recupero delle gemme dormienti che vengono attivate. L’attivazione delle gemme dormienti ha un notevole valore per ricostituire chiome troppo danneggiate dalle defogliazioni del cinipide.
    Le modalità del taglio sono quelle della moderna arboricoltura con l’uso prevalente del taglio “di ritorno” e con l’impiego delle corrette procedure per l’abbattimento delle grosse branche per evitare pericolose scosciature sui rami e sui fusti. I tagli devono essere eseguiti con la giusta inclinazione per favorire la cicatrizzazione naturale. In genere non è necessario usare mastici protettivi: il cancro della corteccia infatti difficilmente attacca i grossi tagli e non infetta i rametti ancora verdi interessati.
    Gli interventi vanno effettuati generalmente ogni 3-5 anni, nel periodo della quiete vegetativa della pianta (novembre-aprile). Si consiglia di evitare i periodi più freddi, tra fine dicembre e metà febbraio, quando gli alberi sono più vulnerabili. In questi mesi inoltre il gelo eccessivo o il peso della neve potrebbero causare lo spezzarsi dei rami, e quindi potrebbero essere necessarie ulteriori interventi per eliminare i rami rotti.

    Spollonatura

    Con il termine pollone si indica quella parte di una pianta sotto forma di ramo che si sviluppa direttamente sul tronco o ai piedi dell'albero, a volte anche direttamente dalla radice. Similmente ai succhioni, anche i polloni sottraggono energia e nutrimento alla pianta, esercitando quindi un effetto sfavorevole sulla produzione dei frutti. I polloni vanno tagliati vicini alla loro base, lasciando un moncone non superiore ai 5-6 cm. Sono da evitare strappi o rotture, che potrebbero causare delle infezioni alle piante. Rimuovendo i polloni non solo si permetterà al castagno di distribure meglio le sue energie, ma sarà anche più facile l'accesso alla pianta per effettuare la potatura o per la raccolta.

    Pulizia del sottobosco

    Per facilitare la raccolta in ottobre va effettuata la pulizia del sottobosco in settembre.
    L'erba può essere tagliata con un decespugliatore, o, nei tratti raggiungibili con un trattore, con un trinciaerba. Effettuando un taglio preliminare entro giugno si evita la dissemina di semi di molte piante annuali. In questo modo la vegetazione sotto i castagni sarà meno fitta e sarà facilitato il taglio autunnale.


    Raccolta

    La raccolta delle castagne e dei marroni avviene in autunno, da fine settembre a fine ottobre circa (dipende dalla posizione geografica, dall'altitudine e dalle condizioni meteorologiche). I ricci maturi cadono dalla pianta sul suolo inerbito dove possono essere raccolti. Se le castagne cadono col riccio chiuso devono essere separate dal riccio. Per questa operazione si utilizzano appositi strumenti (paletti di castagno). In molti casi però il castagno o il marrone cade prima del riccio, che rimane attaccato all'albero per alcuni giorni ulteriori. In questi casi la raccolta è più veloce, perché non c'è bisogno della separazione dal riccio. Per la raccolta manuale si utilizzano dei secchi. Bisogna ricordarsi di attrezzarsi di guanti per proteggere le mani dalle punture dei ricci. Esistono anche anche dei metodi meccanizzati per la raccolta, come l'aspiratore a spalla o da trattore. Se le foglie cadono prima delle castagne è utile aiutarsi con un soffiatore a spalla per liberare le zone da raccogliere dalle foglie cadute.